**La femme amazigh Depuis l'antiquité la femme amazigh jouait un rôle trés essentiels dans la vie quotidienne de la societé amazigh c'était-elle qui fesait tout. Elle entretenait la maison, préparait la cuisine, s'occupait de ses enfants, ramenait du bois, de l'eau, semait la terre et les âmes de tout ce qui est bon et encore plus elle gardait nos traditions et notre existance. Comme vous savez tous la culture amazigh est beaucoup plus orale, alors grâce à la femme, notre culture est toujours vivante et nous pouvons la voir actuellement devant nos yeux. Combien de générations de la grand mère à la mère et de la mère à sa fille, cette culture s'est-elle transmise ? Le but était de toujours de garder le trésor : la culture amazigh !!! Des poèmes, des proverbes et encore plus, elle était artiste sans savoir qu'elle était... C'était une bibliothèque vivante qui parlait d'une génération à l'autre . merci et mille merci aux femmes amazigh.
 

Casablanca

 

 

E’ la città più grande del Marocco, con una popolazione di 3,8 milioni di abitanti, è considerata anche la capitale economica e possiede uno dei porti più grandi dell’Africa. Tuttavia la città non offre grandi attrazioni turistiche, ne offre grandi attrezzature per un soggiorno marino, anche se non mancano spiagge, ma per quello che abbiamo visto non molto ben tenute. L’opera più importante della città, che sicuramente merita una visita è la Moschea di Hassan II. E’ un’opera veramente imponente, risale alla seconda metà del secolo scorso e fu costruita in occasione del sessantesimo compleanno del precedente regnante. Si trova in un promontorio proprio di fronte all’oceano ed è domina da un imponente minareto di ben 210 m, che serve anche da faro. Lo stile è quello classico delle moschee marocchine, con il minareto a forma prismatica. Ma la cosa più affascinante sono le decorazioni, dove l’artigianato marocchino ha dato il meglio di se: maioliche, tipici mosaici di Fèz, decorazioni a stucchi: vista da vicino è proprio per questo più affascinate. Di fronte alla moschea, dopo un ampio piazzale si trovano dei bellissimi edifici moderni, ma sempre in stile arabo-marocchino, ricchi di archi e portici, sedi di edifici legati al culto, come la scuola coranica e biblioteca. La moschea è una delle poche visitabili anche all’interno, ma a pagamento. Purtroppo noi abbiamo dovuto limitarci a dare qualche occhiata all’interno solo dalla porta di ingresso, perché proprio quel giorno a causa di celebrazioni religiose, era chiusa al pubblico.

 

Il cuore della città è la piazza Mohamed V, con al centro una grande fontana che a orari prestabiliti esibisce giochi d’acqua (noi ovviamente l’abbiamo visitata fuori orario!), ma a onor del vero non ci è sembrata particolarmente interessante. La visita all’antica Medina è stato il primo contatto con uno degli ambienti più caratteristi di questo paese, anche se quella di Casablanca è sicuramente la meno interessante. In Marocco la Medina e la Kasbah sono due quartieri nettamente differenti: la prima è il cuore commerciale della città, il souq cittadino, dove ci si reca per qualsiasi necessità e per comprare qualsiasi cosa: qui trovi sarti, barbieri, falegnami, cioè negozi di ogni genere. La Kasbah invece è la cittadella fortificata, in pratica analoga a quelli che sono i castelli in Europa, anche qui si trovano stretti vicoli e abitazioni, chiusi però tra mura fortificate, ma non vi trova commercio, a parte qualche negozietto a solo scopo turistico.

 

 

 

L’Oceano Atlantico a Casablanca

 

La Moschea di Hassan II

Il Minareto

 

Particolare

 

L’interno della Moschea

Particolare della Moschea

Edifici sulla piazza della Moschea

La Medina

La Medina

 

Nel tardo pomeriggio si riparte per Rabat, che dista circa 130 da Casablanca, dove arriviamo in tarda serata.

 

Rabat

 

Arriviamo a Rabat poco prima dell’ora di cena. L’albergo si trova pochi passi dalla grande moschea As-Sounna, il cui imponente minareto domina tutta la zona. Purtroppo questo non ci entusiasma, perché ci rendiamo subito conto che la mattina avremo una brusca sveglia alle cinque!

 

Dopo cena è l’occasione per fare un primo giro “by-night” per la città e ammirarne alcuni monumenti e quartieri alla luce notturna. Il fascino che se ne prova è sicuramente notevole, la luce artificiale ha la caratteristica di rendere accattivanti ambienti che visti con la luce diurna possono spesso apparire poco interessanti.

 

Rabat è la capitale amministrativa del Marocco, con 1,7 milioni di abitanti. Si trova sulla sinistra del fiume Bou Regreg, sulla destra del fiume, a pochi centinaia di metri di distanza, si trova la città di Salé, ormai considerata un sobborgo della prima, anche se ha delle caratteristiche che la rendono un’entità autonoma. La città di Rabat ha un aspetto molto europeo, con grandi viali alberati e imponenti edifici amministrativi; l’amministrazione francese che resse le sorti di questa parte del Marocco nella prima metà del secolo scorso ne ha condizionato sicuramente l’aspetto.

 

Alle cinque di mattina, come temevamo, il richiamo alla preghiera del Muezzin ci sveglia, ma dobbiamo attendere un’ora più decente per iniziare il nostro tour della città. La prima visita la dedichiamo al Palazzo Reale. Si può visitare solo l’area all’aperto che lo circonda, con bellissimi giardini, molto ben curati. Le porte di ingresso al palazzo sono spettacolari, ricche di decorazioni a stucco e mosaico e fanno solo intuire quelle che dovrebbero essere le meraviglie che si potrebbero ammirare all’interno del palazzo. In ogni città del Marocco c’è un Palazzo Reale, ma purtroppo nessuno è aperto al pubblico, ovunque ci si deve accontentare di ammirare le pur sempre spettacolari porte di ingresso. Anche questo ci fa capire come ancora questo paese debba fare notevoli passi nel settore turistico e organizzativo!

 

 

Piazzale antistante il Palazzo Reale

Palazzo Reale

 

Ingresso Principale

Porta

Particolare

Particolre

 

 

 

Visitiamo poi le Torre di Hassan: si tratta di un minareto rimasto incompiuto, iniziato a costruire nel XII secolo in un rialzo vicino al fiume, attorniano il minareto molti spezzoni di colonne. Qui doveva essere costruita la seconda moschea più grande del mondo musulmano dopo quella della Mecca, almeno secondo le intenzioni dell’allora sultano Yacoub Al-Mansour, ma il progetto fu abbandonato dopo la sua morte e infine il terremoto di Lisbona del 1755, che estesi i suoi effetti fin quaggiù, assestò il colpo definitivo alla moschea incompiuta distruggendola quasi completamente. La torre è comunque un’opera molto raffinata, bellissimi sono i fregi a bassorilievo realizzati con il cotto. L’opera fu progettata dallo stesso architetto che ha realizzato la Kutoubia di Marrakech e la Giralda di Siviglia. A fianco di questi imponenti resti della moschea è stato costruita molto più recentemente il Mausoleo di Mohamed V, nonno dell’attuale regnante: è un’opera molta appariscente dove si possono ammirare notevoli lavori dell’artigianato marocchino.

 

 

Torre di Hassan e resti della Moschea

Struttura di base del Mausoleo di Mohamed V

Mausoleo di Mohamed V

 

 

Ingresso al Mausoleo di Mohamed V

Mausoleo di Mohamed V

Mausoleo di Mohamed V

 

 

Passiamo poi a visitare la Kasbah degli Oudiaia: si trova in una luogo rialzato che domina l’estuario del fiume Bou Regreg. Vi si accede attraverso una porta molto imponente. La Casbah fu costruita dagli arabi-spagnoli esiliati dall’Andalusia, dopo che questa era stata riconquistata dai sovrani cristiani. All’interno ci si trova in un dedalo di strette viuzze tra case imbiancate a calce, con la parte inferiore dipinta in azzurro. L’ambiente è molto tranquillo e affascinante, ci siamo solo noi turisti a girare per questi vicoli, nessun negozio, nessun venditore che ci assale. In cima alla Casbah si apre un ampio piazzale (Plateforme du Sémaphore), con vista sull’oceano davanti e l’estuario del fiume sul lato destro, dove si ha anche una visione panoramica della città di Salé. Scendendo poi dalla Plateforme attraverso anguste stradine si raggiunge il palazzo di Moulay Ismail (XVII secolo) che domina un bellissimo giardino Andaluso.

 

 

Ingresso alla Casbah di Rabat

la Kasbah di Rabat

la Kasbah di Rabat

 

 

Uscendo a sud dalla Kasbah si entra subito nella Medina. Troviamo un ambiente abbastanza tranquillo grazie al fatto che siamo in Ramadan e molti negozi aprono solo il pomeriggio. E’ comunque affascinate girare per queste strade ora semivuote e per chi è appassionato di fotografia è questa una ghiotta occasione per scattare foto suggestive. Pranziamo all’interno della Medina in una tipica casa della borghesia locale, ristrutturata a ristorante. Volevamo aprire una parentesi proprio sulla “privacy” tipica della cultura araba e anche berbera: in generale l’aspetto esterno di una abitazione non dice assolutamente nulla sull’interno della casa. In genere le abitazioni, anche le più prestigiose si presentano all’esterno chiuse da alte e anonime mura, con quasi nessuna finestra. L’unico indizio che può svelare qualcosa è la porta di ingresso: se è molto elaborata e ben rifinita, quasi sicuramente si tratta di una casa signorile. Questo l’avevamo già notato visitando l’Andalusia: chi è stato a Granada ricorderà che l’ingresso del Palazzo dei Nasiridi all’Alhambra non è molto appariscente e da questo non sospetterebbe mai la spettacolarità dell’interno.

 

Rabat: la Medina

Rabat: la Medina

Rabat: la Medina

 

 

Tra Rabat e Tangeri

 

Nel pomeriggio riprendiamo il nostro pulman per percorrere i 350 km che ci separano da Tangeri.

 

Arriviamo in serata a Tangeri, ma ancora c’è la luce solare, che ci permette subito di rendersi conto che siamo in un ambiente diverso: l’aspetto è di una città moderna, con quartieri molto eleganti e in forte sviluppo, ci sono cantieri ovunque. Un fatto però ci colpisce subito, nei nuovissimi e signorili quartieri periferici, pochissimi sono quelli abitati, la maggior parte sono visibilmente vuoti. La spiegazione va ricercata nella particolare economia della zona: Tangeri si trova sullo stretto di Gibilterra, circondata dalle montagne della catena del Rif, dove in questi ultimi anni ha avuto un forte sviluppo la coltivazione della Cannabis, da cui viene ricavato l’hashish. Tutta l’economia di questa zona è legata fortemente alla produzione e commercio di questa sostanza stupefacente, che sebbene proibita dalla autorità è tuttavia tollerata. Questo fa sì che il livello di vita dei berberi del Rif (detti rifiani) sia nettamente superiore alla media e che un grosso flusso di denaro entra in continuazione nell’economia di questa zona. E’ ovviamente denaro sporco e uno dei modi di riciclarlo è proprio quello di usarlo nell’acquisto di case e appartamenti. Il benessere legato al commercio della droga ha anche creato una microcriminalità, che ha fatto di Tangeri una città che per il turista che la visita può comportare qualche rischio. Stando alle autorità ultimamente questo fenomeno è stato messo sotto controllo, ma tutti raccomandano la massima prudenza e consigliano di prendere le dovute precauzioni quando la si visita.

 

L’albergo si trova proprio davanti alla spiaggia, proprio all’imboccatura dello stretto di Gibilterra, lungo un bel viale lungomare alberato. Sulla destra a qualche centinaio di metri è ben visibile il porto dove attraccano i traghetti che provengono dalla Spagna. La sera dopo cena, memori delle raccomandazioni ricevute, facciamo una brevissima passeggiata lungo il bel vialone del lungomare, evitando di andare nei luoghi isolati.

 

Alla mattina dalla nostra camera dell’albergo, non senza una certa emozione, vediamo dall’altra parte dello stretto i monti della Spagna.

 




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